(CAVALIERI MARVEL)

 

 

ANNUAL 2005

 

 

L’IRA DI KHAN

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

v            

 

Circa sei anni fa. La battaglia è giunta ad un punto cruciale: grazie al legame che ora si è formato tra loro, Iron Fist ha liberato Colleen Wing dal condizionamento impostole dalla magia di Padron Khan e lei l’ha ripagato impedendone l’esecuzione da parte degli sgherri di Khan. Ora il potente stregone è solo ed Iron Fist fronteggia l’ultima sfida: la tentazione di abbandonare la battaglia e tornare a K’un Lun, la magica città dove è cresciuto, senza aspettare dieci anni com’è scritto. Khan ha sottovalutato Daniel Thomas Rand ed è colto di sorpresa quando quest’ultimo usa il potere del pugno d’acciaio per frantumare il portale dimensionale da lui creato. La realtà stessa si frantuma e Padron Khan è attratto in un vortice dimensionale. Pur se debole, Iron Fist tenta di afferrare Khan prima che scompaia nel vortice stesso, ma è inutile: la mano dello stregone è troppo lontana e le forze in gioco troppo superiori a quella di Danny Rand. In pochi istanti è tutto finito.

O così crede Iron Fist.

 

v            

 

            Circa cinque anni fa.  Bastava poco. Nella perduta città interdimensionale di K’Un Lun Iron Fist stava per essere sacrificato in nome di Khan, quando il suo amico Luke Cage, allora noto come Power Man, è giunto a liberarlo. Una volta libero, Iron Fist ha usato il potere del Pugno d’Acciaio per distruggere il mistico cristallo di giada di Khan bandendolo una volta per sempre dal piano dimensionale terrestre.

            O almeno questo è quello che sembra

 

v            

 

            Più di quattro anni fa. Il momento della vendetta è giunto. I suoi nemici hanno tentato di fermarlo, ma tutti loro: Robert Diamond, il Tenente di Polizia Rafael Scarfe, Colleen Wing, Misty Knight, l’eroe ispanico chiamato El Aquila e gli stessi Power Man e Iron Fist sono alla sua mercé ed ora Padron Khan usa il magico Cristallo di Quon per drenare l’anima stessa di Iron Fist. Poi ecco l’impensabile, una dei suoi alleati, Fera, si rivolta contro di lui, permettendo a Power Man di liberarsi e saltargli addosso. Anche un attimo di distrazione può essergli fatale. Ancora una volta Iron Fist si libera ed usa il potere ereditato da Shou Lao, il Signore dei Draghi, per distruggere l’amuleto di Quon. Ancora una volta Khan è bandito dal piano mortale. Inutile illudersi che sia per sempre.

 

v            

 

            Circa quattro anni fa.  Finalmente il trionfo è suo: nei panni del Sergente di Polizia Tyrone King, Padron Khan è riuscito nel suo intento attraverso l’inganno ed elaborati schemi.  Ora Iron Fist è morto, ucciso dal cosiddetto Capitan Eroe, apparentemente un ragazzino dotato di superpoteri, ma in realtà il Superskrull, asservito al suo volere grazie alla sua padronanza delle arti mistiche. Ora il Superskrull è tornato ad essere intrappolato nella cosiddetta Fascia di Van Allen, la cintura radioattiva intorno alla Terra e tutti sono convinti che il responsabile dell’omicidio è Power Man. Luke Cage è ora un ricercato in fuga e la vendetta di Khan è completa.

            O questo è quello che crede lui, ma le cose non sono sempre quelle che sembrano.

 

v            

 

            Circa tre anni fa. Per vendicarsi di Namor, già Principe di Atlantide, che ha aiutato l’odiato Iron Fist a tornare sulla Terra e rovinati i suoi piani di potere, Khan lo ha privato della memoria ed instillato una suggestione postipnotica che lo ha reso un vagabondo. Ora, finalmente, grazie anche all’aiuto della cugina Namorita, Namor è di nuovo se stesso ed è pronto a cogliere la sua vendetta:

-Mi hai strappato l’identità, Khan...- dice un furioso Namor -.. la dignità. Mi hai reso un mendicante. Ora hai distrutto la Oracle. Più nulla mi rimane in questa vita!-

-Che ti proponi, dunque, di fare, piccolo Principe?- chiede, sprezzante, Khan.

-Te l’ho gia detto, stregone…- risponde Namor -… ad Atlantide, dove sono nato, sono considerato il successore terreno al trono dell’onnipotente Nettuno. Una mia parola può voler dire la vita di un uomo o la sua… MORTE!-

E così dicendo, Namor usa tutta la sua forza per strappare la testa di Padron Khan dal collo, Un gesto estremo, ma questa volta, di sicuro, la minaccia di Padron Khan è finita per sempre.

            Pia illusione.

 

v            

 

            Meno di un anno fa. ….Misty Knight e Rick Mason vuotano i caricatori delle loro pistole sulla figura che esce dalle ombre, ma i loro proiettili lo attraversano mentre lui ride diabolicamente.

-Stupidi. Le vostre armi non possono nulla contro di me.- li apostrofa Padron Khan.

-Come fai ad essere vivo?- esclamò Misty Knight –Io stessa ero presente quando Namor ti staccò letteralmente la testa dal collo, non puoi essere sopravvissuto!-

-Non conosci la portata dei miei poteri stupida donna. La prima cosa che un vero stregone deve imparare è rendere difficile ucciderlo. Non vi tedierò con delle inutili spiegazioni sulla mia “resurrezione”, ma vi lascerò un avvertimento. Tenetevi pure la vostra tavoletta, i suoi segreti sono già miei, ma sappiate che i miei piani sono solo rimandati. Halwan sarà mio, il Murtakesh sarà mio e tutti coloro che hanno contribuito alle mie passate sconfitte sentiranno il peso dell’ira di Padron Khan. Tenete gli occhi aperti perché uno di questi giorni le vostre vite finiranno per mano mia!-

            A questo punto la figura si dissolve come uno spettro lasciandosi dietro solo l’eco della sua risata.

 

v      

 

.

         Ancor meno di un anno fa. Il Cavaliere Arabo è stato solo una minore distrazione sul suo cammino per il potere, molto presto Padron Khan siederà sul Trono del Leone di Halwan. Tuttavia, il campione saudita è stato abbastanza abile e fortunato da sconfiggere il Djinn che gli aveva mandato contro. Dovrà occuparsi anche di lui, adesso perché nessuno di coloro che ostacolano Padron Khan può rimanere in vita per vantarsene.

 

v            

 

            Oggi.  Il momento che attende da tempo è finalmente arrivato. Attraverso il suo magico specchio, Padron Khan osserva tutti coloro che l’hanno avversato in passato. Si ritengono al sicuro, non pensano più a lui. Grosso sbaglio: lui non ha dimenticato nessuno di loro, compresi i più insignificanti. Ora vedranno cosa significa sfidare la collera di un vero stregone.

 

 

1.

 

 

Il nome del signore è Daniel Thomas Rand ed i suoi amici lo chiamano Danny. Per il grande pubblico è solo un imprenditore di moderato successo, proprietario di una delle due quote maggiori di una società fondata da suo padre e da un uomo chiamato Harold Meachum e che si chiama, appunto, Rand-Meachum. Coloro che vanno più a fondo di queste scarse notizie, sanno anche che i fondatori della società sono morti in circostanze misteriose e che lo stesso Danny Rand è stato creduto morto per ben due volte, per poi ritornare improvvisamente dal nulla. Anche in quest’era in cui gli dei camminano sulla Terra e si possono osservare uomini con le ali volare nei cieli delle più grandi città del mondo, molti non crederebbero facilmente alla storia di una favolosa città situata nel cuore dell’Himalaya che appare sulla Terra per pochi giorni ogni dieci anni. Eppure è proprio tentando di raggiungerla che Wendell Rand morì assassinato dal suo stesso socio ed amico ed è proprio qui che, dopo la morte della madre divorata dai lupi, il giovane Danny Rand fu cresciuto e ne divenne il più celebrato campione, dopo aver conquistato il potere del Pugno d’Acciaio. All’età di 19 anni Danny lasciò K’un Lun per ritornare alla natia New York in una missione di vendetta contro colui che aveva provocato la morte dei suoi genitori.  Alla fine scoprì un’amara lezione: che la vendetta ha sempre un sapore amaro e non serve a niente. Harold Meachum morì non di sua mano, ma quella morte portò con se una nuova spirale di odi e vendette tra lui e la famiglia Meachum che solo di recente ha trovato una fine.[1] Oggi lui e Joy Meachum dirigono insieme la società che fu dei loro padri, ma Danny ha anche un’altra attività: quella di supereroe col nome di Iron Fist e sono le sue attività in questa veste che stanno per metterlo in un altro dei guai in cui è solito cacciarsi. Mentre si gode una sana passeggiata in Central Park con la sua donna, l’investigatrice privata Misty Knight, dal nulla compare una strana luminosità che li avvolge entrambi e quando scompare, anche loro sono scomparsi.

 

             Luke Cage si sta dirigendo nell’appartamento messogli a disposizione da Danny Rand a SoHo, dopo che il suo, che fungeva anche da ufficio, è stato distrutto in un’esplosione di cui lui è determinato a trovare i responsabili.[2] Gli indizi raccolti finora sono stati abbastanza labili e lui non può fare a meno di chiedersi chi possa volerlo morto, quando questi pensieri diventano meno importanti del fatto che una strana luce lo avvolge e che quando cessa anche lui è scomparso.

 

            Arabia Saudita. Lo Sceicco Abdul Qumar è molte cose: un capo per i suoi uomini, un mercante accorto, un padre amoroso, un marito devoto per ciascuna delle sue mogli ed occasionalmente un campione del suo popolo nei panni del Cavaliere Arabo, un eroe che sembra uscito direttamente dai racconti delle Mille e una Notte[3] con le mirabolanti imprese di Sinbad il Marinaio e quelle di Aladino e Alì Babà, con gli uccelli giganti, i tappeti volanti, le spade magiche. Racconti che avevano accompagnato la sua infanzia, come quelli degli eroi della mitologia greca o nordica accompagnano quella dei bambini occidentali. Le sue passate avventure lo hanno reso sensibile a certe esperienze e certo, se avesse il tempo di ragionarci sopra, non si stupirebbe più di tanto del misterioso fenomeno luminoso che l’avvolge sino a farlo scomparire… se ne avesse il tempo.

 

 

2.

 

 

            Una scena normale: quella di due giovani, un uomo ed una donna, seduti l’uno di fronte all’altra in un elegante ristorante di New York. Lui è alto, aitante, biondo con profondi occhi azzurri, si chiama Robert Diamond ed è attore, produttore e da poco anche regista di film d’azione. È anche un’altra cosa: uno dei Figli della Tigre, un gruppo di avventurieri alquanto eterogeneo, la cui origine è legata a dei misteriosi amuleti ed alla città da cui forse provengono, la misteriosa K’Un Lun.[4] La donna si chiama Colleen Wing ed è di ascendenza sia americana, che giapponese, ha i capelli lunghi e rossi e magnetici occhi verdi. Fin da bambina si è allenata nelle arti dei Samurai ed in certi luoghi la conoscono come: la Figlia del Dragone.

-Sono contento che hai deciso di accettare il mio invito di uscire a pranzo Colleen.- le sta dicendo Bob –Ci eravamo persi di vista ultimamente.-

-Beh, anch’io ho avuto le mie colpe in questo.- replica Colleen -E dopo… beh non ero dell’umore giusto per vedere uomini.-

-Ti riferisci a quello che è accaduto con Tony Stark?[5] Quell’uomo è stato uno stupido a lasciarti andar via, ma, forse dovrei ringraziarlo, perché è perché avete rotto che ora sei qui con me.-

-Bob sei sempre il solito, io…-

            Improvvisamente una luce brillante li avvolge e poi i due scompaiono di fronte a dei camerieri esterrefatti.

 

C’era un tempo in cui Abraham “Abe” Brown era arrabbiato con un mondo da lui considerato, e non a torto, ingiusto. Questo era prima che incontrasse il Maestro Kee, un anziano Cinese che gli insegnò ad incanalare quella rabbia verso mete più positive. Fu in quel periodo che si forgiò un’amicizia fra tre uomini diversi per estrazione etnica e sociale e per il loro carattere: l’apparentemente superficiale e ricco bianco Bob Diamond, l’emigrato Cinese Lin Sun ed il nero figlio dei ghetti Abe Brown. Erano i Figli della Tigre e vissero straordinarie avventure. Oggi Abe gestisce una palestra nel quartiere di Alphabet City a New York e partecipa ai programmi sociali della Città, ma, purtroppo per lui, il passato ti presenta sempre il conto. .

            Mentre è impegnato in una lezione di arti marziali a dei ragazzi del luogo, ecco che viene avvolto dalla solita luminosità e scompare.

 

Nella sede del Consolato Newyorkese di Wakanda il sovrano di quella Nazione, T’Challa Figlio di T’Chaka, noto anche come Pantera Nera è impegnato in colloqui con il Console e con l’Ambasciatore all’O.N.U. L’oggetto del colloquio: la situazione della guerra tra Halwan e Murtakesh.

-Insomma, Maestà…- sta dicendo l’Ambasciatore -… il nostro coinvolgimento nella guerra al fianco di Halwan sta preoccupando non poco gli Stati Uniti e le Autorità internazionali.-

-Abbiamo fatto un trattato di assistenza con Halwan…- replica T’Challa -... ed io ho intenzione di onorare la parola data alla Principessa Aziz.-

Capisco Maestà, ma…-

-Silenzio!- impone la Pantera Nera. –Sta accadendo qualcosa.-

            I suoi sensi ultra affinati gli hanno permesso di avvertire un pericolo, ma non di scansarlo. Ancora una volta c’è una luce improvvisa e poi... T’Challa è scomparso.

 

 

3.

 

 

            Il nome in codice con cui è noto presso i Servizi Segreti di tutto il Mondo o quasi è semplicemente: L’Agente, un operativo freelance di cui servirsi per operazioni molto delicate che, non di rado, coinvolgono superumani. Il nome con cui è registrato all’anagrafe è Richard “Rick Mason e suo padre ha la dubbia distinzione di essere il principale (e sicuramente il più antico sulla piazza) fornitore d’armi e simili per i supercriminali, un uomo di cui pochi conoscono il vero nome, ma che tutti chiamano semplicemente: il Riparatore.[6] In questo momento Rick sta giusto osservando uno dei gadget creati da suo padre per lui ed il vecchio sembra visibilmente soddisfatto.

-Inutile chiederti se risponde alle specifiche.- sta dicendo Rick –Conosco la qualità dei tuoi lavori.-

-Uhm, lo prenderò per un complimento.- replica il Riparatore –Certo è seccante che tu ti faccia vivo solo quando hai bisogno di me.-

-Ne abbiamo già parlato e tu sai…-

            Qualunque cosa Mason volesse dire gli muore in gola quando viene avvolto dall’ormai nota luminosità per poi sparire sotto gli occhi del padre.

 

            Distretto di Polizia di Midtown Nord.Il Capitano Rafael Scarfe, Comandante del Distretto, rimpiange i vecchi tempi in cui era un detective che operava sul campo. Oggi sente di aver perso il contatto con i veri problemi, sommerso da un sacco di complicazioni burocratiche che un tempo poteva lasciare a qualcun altro. E poi, pensa, c’è l’altra faccia della responsabilità del comando: le preoccupazioni per i tuoi uomini. Per fortuna, Quentin Chase non è rimasto ferito gravemente nel secondo attentato a Luke Cage,[7] perché non se la sarebbe sentita di incontrarne la moglie e la figlia se gli fosse accaduto qualcosa di peggio. Beh meglio scacciare questi pensieri e dare un’occhiata al resto del lavoro del giorno. Ehi… cos’è quello?

            Il rumore attira l’attenzione della segretaria di Scarfe che si affretta d entrare nell’ufficio solo per trovarlo vuoto.

 

Non si può dire che il nome di El Aguila sia particolarmente famoso nel mondo dei supereroi, anche perché il superuomo in questione ha tenuto un basso profilo ultimamente, anche se, occasionalmente, nelle cronache dei giornali spagnoli non manca qualche resoconto delle imprese di questo spadaccino misterioso.

            Se Alejandro Montoya, l’uomo dietro la maschera credesse nelle premonizioni, giustificherebbe la strana ansia che lo pervade da un pò, ma non basterebbe a salvarlo dalla strana luce che lo avvolge e se lo porta letteralmente via.

 

 

4.

 

 

            Sede della Oracle Inc., una società con vasti interessi nel campo delle fonti energetiche posseduta e diretta da un personaggio alquanto speciale, figlio di un capitano di Marina americano e della Principessa Ereditaria dell’Impero sottomarino di Atlantide. Il suo nome è Namor e nella lingua di sua madre significa “il figlio vendicativo”, nome che ben si adatta al suo temperamento. Per la maggior parte della sua lunga vita al suo nome sono stati associati diversi titoli, come: “Principe” o “Signore di Atlantide” e, da parte dei suoi nemici, “Selvaggio” e soprattutto “Sub Mariner”, un vero e proprio nome di battaglia da lui adottato per oltre sessant’anni. Oggi preferisce farsi chiamare semplicemente Namor McKenzie, il cognome di suo padre, e cerca un ruolo nel mondo di superficie, pur non rinnegando la sua eredità atlantidea. Eccolo, reduce da un consiglio d’amministrazione slacciarsi la cravatta ed agognare un tuffo nelle acque ristoratrici della sua piscina privata. Non è come farlo nelle acque dell’oceano, ma almeno per ora deve accontentarsi. Non arriva alla piscina: viene avvolto da un alone luminoso e scompare.

 

            Ancora oggi la chiamano Namorita, un diminutivo del suo nome, lo stesso di sua madre, anche se il termine contiene una certa imprecisione. Aquaria Nautica Neptunia (una traslitterazione di certo alquanto imprecisa del suo nome in lingua atlantidea) era un ibrido umano-atlantideo proprio come suo cugino Namor ed in suo nome si ribattezzò (altro termine impreciso, in verità) Namora. Quando scoprì di non avere figli usò un procedimento proibito e si fece clonare facendosi poi innestare l’embrione nell’utero per poi far passare il tutto come una gravidanza normale. La scoperta della verità per poco non fece impazzire Namorita, ma il fatto che superò quel momento difficile la dice lunga sulla sua forza di carattere. Oggi Nita, come la chiamano gli amici, è Imperatrice di Atlantide e non è affatto sicura che suo cugino Namor non sia quello che ha fatto il miglior affare lasciandole il trono: governare gli Atlantidei non è per niente una cosa semplice.

-Al diavolo!- esclama di fronte al suo Primo Ministro o Gran Visir (un’altra di quelle inappropriate traslitterazioni dalla lingua atlantidea di cui parlavamo prima) che dir si voglia, Lord Vashti.  -È mai possibile che gli affari di stato siano così complicati?-

-Desideri prenderti una pausa, Mia Signora?- chiede Vashti

-Per carità Vashti, ti ho detto tante volte di non essere così formale quando parli con me, mi hai sempre chiamato per nome.

-Questo era prima che il Consiglio ti scegliesse come Imperatrice. Temo che i lunghi anni in esilio, specie quelli trascorsi in America ti abbiano resa… uhm.. non del tutto conscia delle necessità dell’etichetta di Corte.-

-Stavo meglio quando ero solo una studentessa. Questa storia dell’Imperatrice comincia a pesarmi e…-

            Nita non finisce la frase, viene avvolta dalla luce e quando questa cessa, lei non è più nella sala.

 

CALIAMO L’ASSO

 

            Ed eccoci arrivati a me. Chi sono io? Permettete che mi presenti: il mio nome è Everett Kenneth Ross e fino a pochi giorni fa ero un funzionario dell’Ufficio Protocollo del Dipartimento di Stato, uno di quei tipi, insomma, che hanno il compito di ricevere i dignitari stranieri in visita negli Stati Uniti e far sì che la loro permanenza sia la più piacevole possibile. Si potrebbe quasi dire che ero un cameriere ben pagato.  Come dicevo: pochi giorni fa sono stato nominato, su indicazione del Consigliere per gli Affari Superumani del Presidente, membro del Comitato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite incaricato di vigilare sui Vendicatori. Francamente ho avuto la sensazione che desiderassero sbarazzarsi di me, chissà perché. Ma questo non c’entra con quanto mi è accaduto.

-Ross!- strilla Nicole “Nikki” Adams, già mio superiore al Dipartimento di Stato, per tacere d’altro –Per una volta che cominci una storia dall’inizio, stai parlando da almeno mezz’ora ed ancora non hai detto niente.-

-Uh, ok Nikki. Ti ho già detto quanto sei sexy quando ti arrabbi?… Ok te l’ho detto. Dunque, dicevamo che ora entro in scena io. Stavo lasciando il Palazzo dell’O.N.U. per recarmi al mio appartamentino da scapolo a Manhattan, che ho avuto la saggia idea di non affittare quando sono entrato nel Servizio Diplomatico, ed ecco che mi trovo di fronte una strana luminosità. Ho appena il tempo di esclamare:

-Ma cosa…- … che la luminosità mi avvolge ed anch’io scompaio.

Ed è adesso che la storia comincia sul serio.

 

 

5

 

 

            Padron Khan sorride soddisfatto: aveva promesso che tutti coloro che in un modo o nell’altro si erano opposti ai suoi piani sarebbero caduti nelle sue mani ed avrebbero subito la sua vendetta ed ha mantenuto la sua promessa. Eccoli: coloro che sono soliti indossare dei costumi di battaglia ne sono stati magicamente rivestiti mentre venivano trasportati nella sua fortezza ed a lui piace così, perché è così che vuol vederli umiliati prima di dare loro il dono di una pietosa morte. Ci sono anche quelli senza superpoteri, ma loro sono solo un divertimento in più. In fondo sono solo tre quelli a cui tiene davvero: il maledetto Iron Fist, Luke Cage e Namor, colui che ha creduto di poterlo uccidere in un modo brutale. Ora deve solo decidere quanto a lungo torturarli prima di consegnarli all’oblio della morte.

-Sorpreso di ritrovarmi vivo, Principe?- gli chiede con tono irridente.

-Non più di tanto, Khan.- replica Namor, apparentemente impassibile –Nei miei molti decenni di vita ho imparato che la gramigna è difficile da estirpare e spesso ricresce quando meno te l’aspetti.-

-Non hai perso la tua arroganza, mezzosangue, vedo. Immagino di poterti lasciare almeno questa consolazione.-

-I tuoi piani hanno fallito in passato Khan, falliranno ancora.- gli si rivolge Iron Fist.

-Non questa volta, sciocca progenie di K’un Lun.- replica Khan –Dopo la mia ultima sconfitta per mano del Sub Mariner ho progettato a lungo le mie mosse: i miei poteri sono al massimo. Non posso essere sfidato: all’alba di domani Halwan sarà in mio potere e subito dopo… il mondo stesso cadrà sotto i miei talloni e voi non potrete farci nulla.-

 

IL MISTERO S’INFITTISCE

 

            A questo punto, immagino che saranno chiare almeno due cose: la prima è che sono un maestro nel tirare in lungo e l’altra è che il nostro cattivo dà dei punti a chiunque in fatto di ego monumentale…. Beh quasi a chiunque.

-Ehi tu, brutta copia di Ricardo Montalban!-[8] m’intrometto –Non l’hai visto il film? Alla fine i buoni si liberano e ti prendono a calci nel sedere.-

            Quando Khan si volta a guardarmi mi viene improvvisamente il rimpianto di non essere nato senza la lingua.

-Everett K. Ross.- sibila ed intendo proprio che la sua voce sembra proprio quella che avrebbe un serpente se sapesse parlare. Non che io abbia mai sentito parlare un serpente, a dire il vero. Una volta ho parlato col Diavolo, però, conta? Ok, Ok, Nikki, ho capito, continuo il racconto. Sono ancora affezionato ai miei attributi virili, che diamine. Dicevamo? Ah si, il serpente…

-Everett K. Ross. Mi chiedo perché mi sono preso il disturbo di rapire un essere assolutamente inutile come te. Mi basterebbe un incantesimo minore per trasformarti in un ranocchio o magari in un’ameba.-

-Ulp! Non può farlo, io sono un membro del Corpo Diplomatico degli Stati Uniti e se mi fa del male, il mio paese…-

-Il tuo paese domani a mezzogiorno non esisterà più e tu con esso, patetico essere.-

-Domani a mezzogiorno? Che precisione. E poi “patetico essere” me lo dicono le mie fidanzate non…-

            Khan alza una mano ed in quel momento Luke Cage decide di intervenire:

-Se proprio hai voglia di sfogarti con qualcuno Khan, perché non ci provi con me?-

-Hai così tanta voglia di morire Cage?- ribatte Khan.

-Bah, ti ho sentito fare questo discorso così tante volte da perderne il conto e qual è stato il risultato? Noi abbiamo vinto e tu sei finito nella polvere.-

-Non stavolta,  stavolta sono troppo potente e voi, tutti coloro che mi hanno già ostacolato in passato siete impotenti nelle me mani, paralizzati dal mio incantesimo potrete solo osservarmi mentre trionfo.-

-Che intenzioni hai Khan?- chiede il Cavaliere Arabo mentre con tutte le sue forze cerca di spingere la sua mano destra verso l’elsa della sua scimitarra. -Se davvero siamo condannati, cosa ci perdi a raccontarcelo?-

-Nulla, in effetti.- replica Khan –Io vivo da secoli ed in questi secoli ho acquisito conoscenze inimmaginabili per voi semplici mortali  e tra queste c’è un incantesimo da recitare in determinate  condizioni, sotto un preciso allineamento degli astri che mi concederà il potere su tutti gli esseri viventi. Lo proverò prima su Halwan e sottomesso infine quel paese, rinvigorito dalle energie vitali dei suoi abitanti, sarò in grado di riplasmare la realtà stessa ai miei voleri.-

-Le energie vitali…- interviene Namorita -… Tu non vuoi solo conquistare Halwan, vuoi sterminarne la popolazione.-

-Esatto mia cara.-

-Sei… sei un mostro.-

-Grazie del complimento.- replica Khan sogghignando. –Ed ora scusami, ma devo occuparmi dei miei piani.-

            Un gesto di Padron Khan e da un braciere scaturisce una fiamma azzurrognola che s’innalza verso il soffitto. Al suo centro si forma un’immagine: quella della capitale di Halwan sotto assedio mentre nei suoi cieli si combatte un duello aereo tra l’aviazione del Murtakesh e quella wakandana.

-Ah, come immaginavo le forze del Murtakesh non sono all’altezza della tecnologia wakandana, senza la mia guida quegli sciocchi sarebbero certamente destinati alla sconfitta… ma hanno la mia guida per loro fortuna.-

            Con un gesto deciso Khan infila il braccio destro nella fiamma.

 

            Sotto gli occhi stupiti dei piloti degli aerei di entrambe le nazioni, un’enorme mano artigliata spunta da un buco nel cielo e prima che qualcuno possa anche solo abbozzare una reazione la mano afferra uno degli aerei come se fosse fermo e lo schiaccia come se fosse un giocattolino di plastica.

            C’è un attimo di smarrimento, poi uno stormo di caccia wakandani si lancia all’assalto della mostruosa mano, ma senza sortire alcun effetto. Improvvisamente nel cielo si disegna un enorme volto, quello di Padron Khan, e si ode la sua voce, una voce che i piloti di entrambe le fazioni odono distintamente nella loro lingua d’origine e senza bisogno della radio.

<<Inutili esseri, la vostra forza è inutile contro la mia potenza. Io, Padron Khan, decreto che dovete morire ADESSO!>>

            Dagli occhi di Khan scaturiscono due raggi rossastri che colpiscono due aerei wakandani riducendoli a finissima polvere. Nell’aria risuona la sinistra risata dello stregone.

 

 

6.

 

 

Il Palazzo Reale di Halwan. Per la prima volta da quando il regno fu fondato,  un capriccio del destino ha posto sul Trono del Leone una donna  Sebbene abbia tutti i poteri del sovrano, alla giovane Aziz è stato negato il titolo regale e viene ancora chiamata semplicemente Principessa e non sono pochi  tra i sudditi ed i suoi consiglieri che la vedrebbero volentieri sposata per poi passare il titolo di Sultano e l’esercizio dei poteri sovrani al marito. Potrà apparire un modo di pensare retrogrado ai nostri occhi, ma in quella zona del modo, per cultura ed interpretazione dei precetti religiosi, l’inferiorità politica e sociale della donna è considerata un fatto naturale. Del resto, non è che il “civile” Occidente fino a non molto tempo fa, la pensasse poi molto diversamente sull’argomento. Fin da quando apparve chiaro che per il Trono del Leone non ci sarebbero stati eredi maschi, Aziz dovette scontare le conseguenze di questa contraddizione e tra l’altro, proprio per questo, i suoi tentativi di riformare lo stato si sono scontrati con un’agguerrita opposizione. Ora questa giovane donna fronteggia una crisi che può portare alla fine del suo regno e del suo stesso paese.

-Questa è la prima volta che Khan tenta un attacco diretto di queste proporzioni, deve sentirsi molto sicuro del suo potere.-

-Mia sovrana…- le si rivolge il Primo Ministro -… il pericolo è troppo grave: dovete fuggire.-

            Aziz rimane in silenzio meditando sul da farsi, poi…

-No!- risponde con decisione. –Il mio posto è qui e qui resterò sino alla fine, qualunque essa sia.-

            Parole coraggiose, ma quale sarà questa fine? E lei sarà ancora viva per vederla?

 

            La giornata è cominciata male e sta per finire peggio, pensa il Dottor J. William Mace, Capo della delegazione diplomatica americana che è una delle componenti del cosiddetto “Quartetto”, una task force diplomatica composta da Stati Uniti, Federazione Russa, Unione Europea e Nazioni Unite Un gruppo, riflette amaramente Will, che finora non ha combinato granché

            Era cominciata come un conflitto locale tra due mini stati confinanti del Golfo Persico tradizionalmente rivali, ma era degenerata ben presto. Era ovvio che le grandi potenze, Stati Uniti in testa, non vedessero di buon occhio la guerra in questione, ma proprio quanto stava accadendo nel vicino Iraq e le conseguenze della cosiddetta Seconda Guerra del Golfo avevano dissuaso gli U.S.A. dall’intervenire direttamente nel conflitto e tentare una sinora poco proficua via diplomatica. In pochi mesi il Murtakesh si era dimostrato nettamente superiore militarmente ed aveva ottenuto una serie di vittorie quasi miracolose. Il termine non è scelto a caso: Will sa per esperienza diretta[9] che dietro all’Emiro del Murtakesh ed ai suoi Signori della Guerra c’è una sinistra eminenza grigia, uno stregone vecchio di secoli chiamato Padron Khan. A quanto pareva c’è una vecchia ruggine tra Khan e la famiglia reale di Halwan e lui ha deciso di chiudere i conti una volta per tutte. Ormai solo la capitale resiste in un assedio che dura da settimane e che non si è ancora risolto solo grazie all’intervento al fianco di Halwan delle truppe del Wakanda, ma neanche questo sembra sufficiente, ormai.  Osservando il volto che occupa una buona porzione del cielo, Will Mace si chiede se questo non sia davvero l’ultimo atto e non manca di chiedersi, tra l’altro dove siano in questo frangente i Vendicatori o quegli altri supergruppi di solito così ansiosi di impicciarsi in faccende come questa proprio adesso che ci sarebbe bisogno di loro?[10]

 

            Padron Khan gioisce: i suoi piani stanno riuscendo alla perfezione. Tutti coloro che gli si sono opposti in passato sono adesso nelle sue mani  e presto prenderà le loro vite ed avrà la soddisfazione di avere la Principessa Aziz in catene ai suoi piedi, completamente umiliata. Il sapore della vittoria può essere inebriante.

Se gli sguardi potessero uccidere, Khan sarebbe già morto, ma i suoi prigionieri sono del tutto impotenti, preda di forze troppo potenti per superarle… o forse no, forse la speranza non è del tutto perduta.

 

 

7.

 

 

Mentre Khan è impegnato con il suo attacco, alle sue spalle un gruppo alquanto eterogeneo di eroi in costume e non solo continua silenziosamente la lotta per liberarsi dalla loro mistica prigione. Ognuno di loro fa appello al proprio potere, alla propria forza di volontà per spezzare la forza che li paralizza. Stringono i denti, sforzano i muscoli, il sudore imperla le loro fronti, ma tutto sembra inutile, poi, improvvisamente, qualcosa accade. Forse è la pressione eccessiva rilasciata sul campo di forza mistico dagli sforzi di sette superesseri o forse c’è qualche altro motivo, ma ecco che almeno uno dei tentativi che fino a poco prima apparivano del tutto inutili sembra avere successo: Iron Fist riesce a chiudere a pugno la sua mano destra.

Khan si arresta di colpo, come se ascoltasse un rumore udibile solo a lui...

-Si è creato uno squilibrio nel tessuto soprannaturale, ma dove? Come?-[11]

            La sua domanda non ha risposte, almeno per il momento, ma quale che sia il fenomeno, lui è destinato a subirne le conseguenze.

 

            Il Pugno di Iron Fist si illumina del potere di Shou Lao, il Drago, l’energia fluisce libera.

            La mano del Cavaliere Arabo riesce a chiudersi sulla sua scimitarra che inizia a brillare.

            Luke Cage stringe le dita ed alza pian piano la mano.

            El Aquila punta un dito da cui esce una minima scarica elettrica.

            La Pantera Nera stringe i denti e flette i muscoli.

            Robert Diamond e Abraham Brown si scambiano uno sguardo d’intesa mentre i loro muscoli si tendono.

            Il braccio bionico di Misty Knight si tende sino al limite della sua forza e finalmente si nota un impercettibile movimento.

            Le dita della mano di Colleen Wing si muovono appena, ma si muovono.

            Il Capitano Rafael Scarfe respira a fondo, mentre ancora una volta prova a muovere il braccio destro.

            Ed ecco che, improvvisamente, il salone privato di Khan è illuminato da un lampo di luce.

 

Qualunque fosse la forza che ha finora tenuto immobilizzati i prigionieri di Padron Khan,  si è appena infranta ed il malvagio stregone si trova ora di fronte a tutti i suoi nemici alquanto arrabbiati.

-Sai qual è il tuo guaio Khan?- lo apostrofa Iron Fist –Non fai mai le cose per bene. I tuoi piani falliscono e le tue prigioni non sono poi così a prova di fuga.-

-Già.- commenta Luke Cage –E adesso credo proprio che mi divertirò a spaccarti il…-

            Padron Khan rimane per un attimo silenzioso, quasi incredulo. Nulla di vivente avrebbe potuto sottrarsi all’incantesimo paralizzante. Cosa è andato storto?

-Non hai nulla da dire Khan?- gli chiede con voce fredda la Pantera Nera

-Voi, patetici idioti!- replica Khan –Voi credete davvero di potermi sconfiggere facilmente? Io… io controllo forze che la vostra debole immaginazione non è nemmeno in grado di concepire.-

-Parla meno e combatti, amico.- è la risposta di Abe Brown.-

-Vi pentirete della vostra arroganza…- è la secca replica di Khan –Ve ne pentirete... ora!

            E così dicendo Khan agita le mani, articolando un arcano incantesimo e recitando formule in una lingua dimenticata da decine di migliaia di anni.

 

 

8.

 

 

            Dal palazzo del Sultano la Principessa Aziz ha osservato negli ultimi minuti lo spettacolo della città investita da venti di un’intensità mai vista prima. Venti che hanno spazzato via ogni cosa incontrata nel loro cammino: case, auto, uomini, aerei, ma che hanno miracolosamente risparmiato proprio il palazzo, come se si trovasse al centro di una sorta di occhio del ciclone. Poi, all’improvviso, il vento si è fermato ed Aziz non può non chiedersi se si tratti di un segno favorevole o piuttosto della calma che precede una tempesta ancora peggiore. 

 

            Will Mace osserva il cielo. Se l’espressione “frattura del cielo” avesse davvero un senso, l’avrebbe ora, pensa. Non potrebbe descrivere quel che vede se non come una specie di buco che ha risucchiato i venti che sino a poco prima spazzavano la città. Non può dire di essere un esperto, ma un fenomeno del genere non ha nulla di naturale. Può essere solo l’opera di un qualche marchingegno in grado di controllare il tempo atmosferico come quello dei Signori delle Tempeste[12] o quello usato dall’Incappucciata ed i suoi Signori del Male non molto tempo fa[13] oppure opera di magia. Un tempo sarebbe stato scettico riguardo a quest’ultima ipotesi, ma nella sua vita ha visto (o le ha sentite raccontare da gente che considera degna di fede) troppe cose strane per permettersi di avere un simile atteggiamento.

            Ora è tutto calmo, ma durerà? Se solo potesse mettersi in contatto con l’esterno… mal che vada, se non riuscisse a raggiungere gli altri supergruppi conosciuti, potrebbe allertare il Battaglione ed il Commando V. Peccato che qualunque cosa stia attaccando la Capitale di Halwan interferisca anche con le comunicazioni. Accada quel che accada, sono soli.

 

            L’ira deforma il volto di Khan. Ancora una volta i suoi avversari sono sfuggiti alle sue trappole e sono liberi di rovinare i suoi piani, ma stavolta non ce la faranno, stavolta saranno loro a pagare.

            Un incantesimo antico viene infine completato

 

 

9.

 

 

            Senza alcun preavviso lo scenario intorno agli ex prigionieri cambia. Il tessuto stesso della realtà viene deformato, le percezioni alterate, i sensi impazziscono, forme e colori assurdi ruotano intorno a loro come in un quadro di Hyeronimus Bosch o Escher. D’improvviso il mondo si frantuma per assumere strutture degne di un quadro di Dalì o Picasso.[14] È uno scenario che potrebbe facilmente portare un essere umano sull’orlo della pazzia. Per loro fortuna la quasi totalità di questi uomini e queste donne ha sopportato nella sua vita prove non dissimili da questa e trovano in se stessi la forza di reagire a quanto succede loro, ma questo basterà per aiutarli sopravvivere? Una domanda che non resterà senza risposta a lungo.

 

Tu sei Iron Fist e per te adattarti allo scenario che ti circonda, una terra dove sopra o sotto e qualunque altro termine di direzione, se è per quello, sono termini del tutto privi di significato, dove strane figure geometriche sono sospese intorno a te, non è particolarmente difficile. Sin da bambino hai imparato una dura disciplina fisica, mentale e spirituale. Riprendi ben presto il controllo dei tuoi sensi e cominci a chiederti dove ti trovi.

-In una terra sospesa tra il nulla e l’oblio mio antico avversario.-

            La voce alle tue spalle ti è fin troppo familiare ed ha risposto ad un tuo pensiero inespresso. Preoccupato ti volta per trovarti di fronte a…

-Il Ninja Nero!-

-Chiamami pure così, se ti aggrada, figlio di K’Un Lun… - replica con voce tranquilla il tuo nemico -… ciò che m’importa è che ora sei alla mia mercé e finalmente avrò la mia vendetta su di te.-[15]

-Dunque sei ancora al servizio di Padron Khan.- ribatti –Speravo che tu avessi più buon senso.-

-Solo servendolo fedelmente posso sperare di essere liberato dalla mia prigione dimensionale e tornare sulla Terra… un’occasione che aspetto da troppi secoli ormai… e che già una volta mi è sfuggita per causa tua.-

-Non ho più motivo di battermi con te, Ninja. È assurdo che ci facciamo trattare da Khan come pedine dei suoi sporchi giochi.-

-Questo non m’interessa. Ora difenditi o la mia katana berrà sin troppo facilmente il tuo sangue.-

            Così dicendo il Ninja Nero impugna la sua antica spada con entrambe le mani e sferra un fendente micidiale… o meglio un fendente che sarebbe micidiale se tu non ti muovessi rapidamente e riuscissi ad evitarlo, sferrando contemporaneamente all’avversario un potente Calcio della Tigre. Il Ninja ricade all’indietro e rotea su se stesso mettendosi di nuovo in posizione eretta.

-Bella mossa, Figlio di K’Un Lun, ma non è servita a molto, presto o tardi la mia lama berrà il tuo sangue.-

-Per essere un ninja sei troppo poco silenzioso, amico.- lo beffeggi –Forse dovresti parlare di meno ed agire di più.-

            Una vecchia tattica: innervosire l’avversario, giocare sulla sua collera, renderlo imprudente a causa dell’ira. Una tattica che può anche essere controproducente per chi la usa, pensi, mentre il Ninja carica ancora una volta.

 

            Quando trovò le armi magiche del suo predecessore di tanti secoli prima, Abdul Qamar sapeva di essere stato investito di un compito pesante per le spalle di qualunque uomo, ma accettò quel fardello con dignità e coraggio. Ora quel coraggio deve essere messo alla prova ancora una volta. Dovunque si trovi è chiaro che non è la realtà che conosce, sempre ammesso che non sia tutta un’illusione. Poi ecco che si forma una nebbiolina sottile, che alla fine si condensa in una forma umanoide, per quanto gigantesca ed in cui le gambe sono sostituite da una grande voluta di fumo. Una figura che ora parla con voce potente come il rombo di un tuono:

-Il tuo destino è segnato, umano!-

            Un Djinn, uno dei demoni della mitologia della sua terra, uno di quelli che gli occidentali chiamano Geni. Ne esistono di benevoli o malevoli, dicono. Questo di certo non è simile a quello che aiutò Aladino, ne può essere sicuro. Che sia lo stesso che affrontò non molto tempo fa?  È possibile: esseri come questo forse non muoiono veramente, non come gli esseri umani almeno. Queste sono domande oziose, pensa il Cavaliere Arabo e stringe l’elsa della sua scimitarra con decisione

            Il Djinn attacca cercando di artigliarlo, ma il Cavaliere è lesto a scansarsi.

-Hai solo ritardato il momento della tua morte umano, non hai speranza di sconfiggermi!-

-L’ho già fatto una volta Djinn con te od uno come te poiché la mia scimitarra colpisce per la giustizia Allah guiderà di certo la mia mano.-

            Così dicendo il Cavaliere mena un fendente che taglia in due il Djinn il quale si lascia sfuggire un grido di dolore, ma passano pochi attimi e la figura si ricompone

-Tutto qui? Il tuo destino è davvero segnato, allora, Cavaliere!-

            Dagli occhi del Djinn escono raggi di arcana energia. Istintivamente il Cavaliere Arabo alza la sua scimitarra di fronte a se. La lama fatata assorbe l’attacco e l’energia arcana ritorna a chi l’ha generata  Il demone si contorce dal dolore.

-Ah! Non sono così indifeso come pensavi, vero demone?- esclama il Cavaliere con un sorriso.

-Non importa, non puoi fermarmi!-  replica il Djinn –Padron Khan vuole la tua morte ed il mio compito è realizzare il suo desiderio e non mi fermerò sino ad allora!-

            Dunque è così… proprio come dicono le leggende, il Djinn è legato al volere di chi l’ha evocato… ma… un momento… Se questo è vero, se per controllare il Djinn Padron Khan deve averlo per forza evocato dal suo regno d’ombre, allora vuol dire che nonostante quello che gli dicono i suoi sensi il campo di battaglia deve essere sempre la Terra o qualche altro luogo similare.

            Se quest’informazione gli può essere utile deve capirlo in fretta.

 

 

10.

 

 

            Poco lontano o forse ad una distanza incommensurabile Abe Brown e Bob Diamond si ritrovano soli nel vuoto assoluto

-Caro amico, oserei dire che non siamo più nel Kansas.- commenta Bob.

-Non so mai se apprezzare o no la tua voglia di scherzare Diamond.- ribatte Abe.

-Ora non farmi la sceneggiata del nero arrabbiato. Tanto per cominciare è passata di moda con la fine degli anni settanta e poi oggi si dice afroamericano e non nero, è politicamente corretto, pare.-

-Taci una buona volta Bob. Non senti? C’è qualcosa davanti a noi.-

Uh, ora che me lo dici... si. Qualcosa si sta avvicinando… qualcosa di grosso e cattivo, ci scommetto.-

            E non sbaglia. Ecco apparire davanti a loro un’orda di guerrieri in armature di vagamente simili a quelle del Giappone medioevale. Sono tanti, forse troppi per i due che li fronteggiano, ma i loro avversari sono combattenti esperti e non sono nuovi a simili sfide. Quando la scelta è tra combattere e morire, non si tirano indietro.

-Mi ricordano i servi dei Silenziosi.- commenta Bob Diamond –Te li ricordi Abe?-[16]

-Parla meno e combatti di più Diamond.- replica Abe Brown -Comincio a pensare che tutti gli anni passati a produrre film ti abbiano rammollito.-

-Rammollito io? Attento a come parli, posso ancora stenderli tutti con un braccio legato dietro la schiena e se non ci credi, guarda qui.

            E così dicendo Bob si produce in una serie di capriole altamente spettacolari, abbattendo gli avversari come birilli, ma aldilà della sua spacconeria sa bene che contro forze soverchianti la sua abilità e quella del suo amico potrebbero non bastare.

 

            La Pantera Nera si muove guardingo. Veterano di mille battaglie negli scenari più differenti si è adattato rapidamente al nuovo ambiente. I suoi sensi acutizzati dalle mistiche erbe e rituali del culto della Pantera, per non parlare dell’esperienza di decine di generazioni di Pantere Nere che l’hanno preceduto, sono utilizzati al massimo delle loro potenzialità, la sua stessa posa è divenuta istintivamente quella del suo omonimo grande felino della jungla, pronto a scattare al minimo segno di pericolo ed il pericolo non tarda ad arrivare.

            Dapprincipio T’Challa stenta a credere a quel che vede, ma quando l’essere dinanzi a lui tenta di colpirlo, è costretto a convincersi.

-Sorpreso di vedermi T’Challa? Pensavi davvero di esserti sbarazzato di me?-

-Jakarra!- esclama la Pantera –Tu sei morto!-

-Ancora credi a queste cose, fratello? L’esperienza non ti ha insegnato che spesso chi credi morto torna dalla tomba? Ebbene io sono tornato e mi prenderò la tua vita ed il tuo trono.-

            Solo la straordinaria agilità di T’Challa lo salva dall’essere spazzato via da un furioso colpo di energia che fuoriesce dai palmi del gigantesco essere rosso e dagli occhi bianchi che si erge davanti a lui.

            Tutto questo non ha senso, pensa T’Challa: quando il suo fratellastro Jakarra fu infettato dall’esposizione al vibranio divenne un essere ultrapotente, ma, alla fine, del tutto privo d’intelligenza umana, una macchina apportatrice di morte che implose nella sacra montagna di vibranio in Wakanda.[17] Questo Jakarra è intelligente e fin troppo crudele. È opera del potere di Padron Khan tutto questo? Non può pensarci ora, deve riuscire a sopravvivere e prevalere contro un’inarrestabile macchina di distruzione composta di uno degli elementi più pericolosi del mondo. Non sa come fare, ma sa che deve riuscirci.

 

            Per un momento Namor è rimasto sconcertato, ma per chi come lui ha affrontato i pericoli della dimensione dei Sargassi e del Mare Nero e si è perfino battuto nello spazio adattarsi al nuovo ambiente è solo una questione di tempo. Sua cugina Namorita, d’altro canto, è decisamente più sconcertata

-Dove siamo?- chiede la giovane Imperatrice di Atlantide.

-Vorrei saperlo Nita.- risponde Namor –L’unica cosa di cui sono certo è che ci attende qualche pericolo. Padron Khan non ci vuol certo lasciar andar via vivi.-

-Pensavo che senza testa fosse fuori combattimento per sempre.-

-Non bisogna mai fidarsi troppo quando si ha per avversario uno stregone. Una lezione che ho imparato da Stephen Strange in persona.-

-Ascolta! Cos’è quel suono che si avvicina sempre di più, come una specie di sibilo.-

            Il volto di Namor si fa cupo mentre risponde:

-Ho udito quel suono solo due volte nella mia vita. È prodotto dal tumultuare del più grave pericolo che infesti gli oceani. – con l’indice destro indica una massa amorfa che si materializza davanti a loro –I temibili Senza Volto.-

            Impossibile contarli: forse sono centinaia o addirittura miglia. Sono piccoli, ma spietati e vivono per distruggere i nemici. In breve sono addosso ai due ibridi tra umano ed atlanteano, che si difendono con tutta la loro forza.

-Come possiamo sconfiggerli?- chiede Namorita.

-Nessuno c’è mai riuscito.- risponde Namor mentre colpisce quanti avversari può –Con la sola forza del numero possono abbattere anche il più forte degli avversari. Quando mi battei con essi solo l’intervento di Nettuno salvo me e la mai amata Dorma dalla tragedia.-[18]

-Magnifico! Che ci resta da fare allora? Pregare e sperare?-

-Forse Nettuno non interverrà stavolta, ma io non cederò di un millimetro e morirò da guerriero, da vero Sub Mariner.-

-Ci mancava anche il soprassalto d’orgoglio maschile, ma se non c’è altro da fare…- Namorita colpisce con pugni simili a magli e si sbarazza di uno dei Senza Volto che l’aveva afferrata per i capelli –Voi dannati non sapete come si tratta una signora, vero?-

            Ma la loro battaglia appare senza speranza.

 

 

11.

 

 

Qualcuno le ha chiamate: Le Figlie del Dragone. Ancor oggi agli osservatori esterni non è facile capire cosa possa aver forgiato un così saldo legame di amicizia tra un’amareggiata ex poliziotta di colore con un braccio artificiale ed un carattere a dir poco spigoloso e la figlia di un mite professore di Studi Orientali, una ragazza in cui si erano mescolati il sangue giapponese e quello irlandese in un amalgama che aveva prodotto un temperamento fiero ed orgoglioso. Eppure Misty Knight e Colleen hanno formato uno dei più solidi sodalizi nel loro campo che è poi quello delle agenzie di sicurezza e  d’investigazione privata. Per il loro lavoro le due giovani donne hanno avuto più spesso di quanto sarebbe consigliabile con esperienze decisamente fuori dall’ordinario e forse è per questo che anche loro si riprendono rapidamente dallo shock del viaggio allucinante appena compiuto.

-Qualche idea di dove siamo finite?- chiede Colleen.

-Assolutamente nessuna.- risponde Misty -Questo posto, dovunque sia ha delle prospettive impossibili. Non riesco a capire dove sia il sopra o il sotto e neppure dove stiamo poggiando i piedi, se è per questo.-

-Mi ricorda certi quadri che ho visto una volta al Guggenheim.-

-Uh? Non ti sapevo così colta.-

-Non ne parlo molto, infatti. Lasciamo perdere adesso. Khan non ci ha mandate qui in gita di piacere, puoi scommetterci. Per nostra fortuna ha avuto la bella pensata  di dare a me la mai katana ed a te la tua pistola.-

-Non mi fiderei di Khan. Secondo me l’ha fatto per obbedire ad un suo perverso senso dell’umorismo.-

-Credi, conosco Khan fin troppo bene, ma sta sicura che con questa in pugno sono pronta ad affettare chiunque voglia mandarmi contro.-

Colleen ha appena finito di parlare che davanti ai loro occhi appare un piccolo esercito di uomini armati di pugnale malese e lacci di seta.

-I Cultisti di Kalì.- esclama Colleen  -E vogliono la nostra pelle.-

-Se la dovranno sudare.- è il solo commento di Misty mentre spiana il revolver.

 

            El Aquila ha mantenuto sempre un basso profilo, ma non è stato facile, dopotutto quanti credete che siano i supereroi in Spagna? Non capisce bene perché Khan ce l’abbia tanto con lui, ma se vuole farlo fuori, beh dovrà sudarsela. Questi tizi che gli ha mandato contro forse non sono così tosti come sembrano e lui ha sempre il suo potere bioelettrico a dargli una mano, come comprende bene il primo sgherro che gli viene a tiro.

 

            Rafael Scarfe si è trovato spesso a  rimpiangere i tempi in cui  era alla guida delle Unità Speciali. Forse la promozione a Capitano  e la nomina a Comandante del suo Distretto non è stata proprio questa gran cosa. Si è decisamente imbolsito ed ogni volta che si osserva allo specchio non può non notare con preoccupazione quella che gli appare come una crescente pancetta. Ora, perso in mezzo al nulla, comincia a pensare, però, che il vecchio detto ha ragione: bisogna stare attenti a quel che si desidera, si potrebbe ottenerlo. Ora ha più azione di quanta gliene serve, solo, armato solo della sua fedele pistola contro un bel numero di sgherri di quel dannato Padron Khan. Ma appena ce l’avrà a portata di mano si assicurerà di fargli saltare la testa una volta per tutte.

            Se sopravvive, cioè.  Per sua fortuna non è solo, assieme a lui c’è uno che sembra un giovanotto che sa il fatto suo un valido aiuto contro i loro comuni nemici… e poi c’è quell’altro tizio.

 

QUELL’ALTRO TIZIO

 

-Ehi Mister….- dice Scarfe, rivolgendosi all’uomo sdraiato accanto a lui con la testa fra le mani -… che ne direbbe di alzarsi e fare qualcosa?-

            Ok, l’avete capito: quello sdraiato sono io. Farei una pessima figura se vi dicessi che me l’ero fatta nei pantaloni? Tranquilli, tranquilli, non è così. Volete che uno che si è confrontato addirittura col Diavolo si spaventi solo per una torma di assassini? Non rispondete, prego.

            Ok, io il Capitano Scarfe ed il tizio silenzioso, che in seguito avrei appreso chiamarsi Rick Mason, contro quella che sembra una banda di strada, di quelle che trovi in luoghi dove non è salutare andare di notte, armati di pistole, coltelli, spranghe ecc… D’improvviso sento che la vescica ha qualcosa da dire. E non c’è un bagno nei dintorni, anzi non ci sono neppure i dintorni.

 

 

12.

 

 

UN GRAN BEL PARAPIGLIA

 

            Ok, facciamola corta. I nostri eroi si battono con coraggio e determinazione contro nemici spietati e che li soverchiano in numero. Il loro destino è segnato, come possono sperare di vincere?

-Ross!- esclama Nikki Adams –Non crederai di cavartela così facilmente dopo averci ammorbato col racconto più prolisso che mi sia mai capitato di sentire dopo quella tua assurda storia sui Vendicatori ed i Kree,[19] vero?-

-Oh, beh, Nikki, tu mi conosci, potrei davvero sorvolare su scene di battaglia, fulgidi esempi di eroismo, discorsi altisonanti, frasi ad effetto?-

-Conoscendoti… no, non ne saresti mai capace, Quindi, ripensandoci, risparmiami i dettagli, che, ripensandoci di più, non dovresti neanche conoscere e cerca di arrivare al punto, una volta tanto.-

-Oh beh, se preferisci... peccato però, mi ero preparato una succosa descrizione di come il prode Sub Mariner affrontava i selvaggi Senza Volto e...-

-Ross!-

-Ok… vedo di arrivare alla conclusione alla svelta. Allora, mentre i nostri eroi erano nei guai, altrove…

 

            I loro nomi sono Lin Sun e Lotus Shinkuko e con Abe Brown e Robert Diamond sono conosciuti come i Figli della Tigre. L’uomo al loro fianco si chiama Hector Ayala ed i suoi lineamenti ed il colore della pelle denunciano la sua origine portoricana, cosa di cui, peraltro, va giustamente fiero. In comune con i Figli della Tigre ha il fatto di aver condiviso, sia pure in maniera diversa da loro, il potere degli Amuleti della Tigre nei panni del supereroe chiamato La Tigre Bianca. Quei tempi sono passati ed adesso Hector è semplicemente un giovane professore alla Empire State Universe. Il quarto uomo sembra una versione afroamericana di Kojak[20] sia per l’apparenza fisica che per i modi spicci, il suo nome Nathaniel Alexander Byrd, ma amici e nemici lo chiamano Blackbyrd; è un duro, un ex poliziotto, un investigatore privato ed il suo terreno di caccia è la strada… o almeno lo era finché non ha cominciato a lavorare come Capo della Sicurezza per la cosiddetta Fondazione Scientifica; un lavoro che apparentemente non appare nelle sue corde… apparentemente.

Ciò che ha riunito questi tre è semplice: due loro amici sono scomparsi e loro vogliono ritrovarli.

-Naturalmente sarebbe utile sapere da dove cominciare amigos.- dice Hector. –Anzi, a dire il vero, non sappiamo un accidente, verdad?-

-hai colto il punto ragazzo.- commenta Blackbyrd –Tutto quel che sappiamo è che sono scomparsi apparentemente nel nulla dopo essere stati avvolti da una specie di aura.-

-Scienza? Magia?- interviene Lin Sun –Lo speciale legame che esiste con i miei compagni mi dice che sono vivi e che sono in grave pericolo.-

-Per quest’ultima cosa non occorreva scomodare legami mistici, fratello, ci arrivavo da solo, non li hanno certo rapiti per invitarli al Ballo del Sindaco.-

-Il tuo sarcasmo non ci porterà da nessuna parte Blackbyrd.- replica Hector –Ciò che ci serve è un mezzo per rintracciare i nostri amici.-

-Si dà il caso che io abbia quel mezzo, fratelli.- proclama Blackbyrd –Ogni tanto fa comodo avere amici importanti, sapete?-

            C’è un lieve tremolio nell’aria, appena avvertibile dai sensi umani, poi ecco apparire tre figure alquanto singolari: l’enigmatico Adam Warlock, la glaciale Dragoluna e Pip… beh, il Troll.

-Ecco i grossi calibri, gente.

            È Dragoluna a parlare per prima:

-Blackbyrd ha chiesto il nostro aiuto  per rintracciare i vostri amici scomparsi.-

-Ma come… dove?- chiede, confusa Lotus

            Warlock non perde tempo in convenevoli.

–Non c’è tempo per le spiegazioni.-

-Se potete portarci da loro non esiteremo.- dice Lin Sun.

            Warlock guarda i suoi compagni, specialmente Pip e sul suo volto solitamente impassibile si forma un’increspatura sulle labbra, che alcuni scambierebbero per un sorriso.

-Heather…?- si limita a chiedere alla donna al suo fianco.

-Non chiamarmi con quel nome.- replica stizzita Dragoluna –Certo che posso. Una volta individuato il sentiero è facile seguirlo. Ecco ho immesso le giuste coordinate nel ristretto cervello di quel bestione puzzolente.-

-Ehi!- interviene Pip –Stavi parlando di me? Sei fortunata che oggi sono di buon umore o ti spedirei a fare un giretto su Alpha Centauri 4.- il Troll si rivolge agli altri presenti: -Se siete pronti a partire, ditelo.-

            Lin Sun, Lotus e perfino Hector annuiscono, ma prima che qualcuno possa dire qualcosa, la stessa increspatura di prima si produce nuovamente per un microsecondo nell’aria e tutti scompaiono.

 

            La figura si è insinuata nei corridoi, silenzioso come un fantasma. Ora i suoi occhi vedono il suo obiettivo. Quell’uomo è il male incarnato, lo sa, avrà una sola  occasione di colpirlo e porre fine al suo regno di terrore e morte, una sola occasione e deve bastare, la farà bastare.

 

 

13.

 

 

            Tu sei Iron Fist e pensi che c’è qualcosa di strano in tutto questo. Non sapresti come definire la sensazione che provi. È qualcosa di più del senso di disorientamento che hai provato sin da quando sei  finito in quest’assurdo posto. No, è qualcosa di più forte, l’impressione che nulla sia quello che dovrebbe essere.

La distrazione ti è quasi fatale: il Ninja nero quasi ti squarta e tu perdi l’equilibrio e cadresti a terra… se ci fosse una terra su cui cadere, cioè.

-Tu morirai per mia mano Iron Fist e quando accadrà io sarò libero di scatenare la mia potenza su tutto il creato, non più costretto in questa maledetta prigione in cui sono finito per causa tua. –

-Per essere un ninja sei un maledetto chiacchierone, lo sai?- replichi sarcastico.

            Un colpo di katana che ti riduce a brandelli la camicia è la risposta del Ninja. È in gamba come ricordavi, forse di più ed è in grado di mantenere la sua vanteria, lo sai e se speri di innervosirlo, potresti aver sbagliato i tuoi calcoli.

-Che posto è questo?- gli chiedi –Una dimensione parallela?-

-Puoi chiamarlo il luogo in cui muoiono i sogni .- risponde il Ninja –Nemmeno io capisco come accade o perché, ma chiunque entri qui dentro deve affrontare i suoi nemici interiori e solo se vince può sperare di uscirne. Tu sei la mia prova Daniel Rand… ed io la tua.-

            E la prova degli altri? Sono anche loro qui ed affrontano nemici nati dalla loro anima, eppure più reali di ogni altra cosa, perché essi credono in quella realtà, perché questa irrealtà dove si trovano è la realtà adesso, almeno per loro. Tu lo sai adesso, ma cosa puoi farci? Nulla, se non attingere a tuta la forza del tuo io interiore e concentrarla in un unico colpo devastante come pochi.

            E così ti alzi e fissi il tuo avversario dritto negli occhi.

 

L’eterogeneo gruppo riappare in una stanza ed Adam Warlock parla:

-Ci sono altri che verranno con voi.-

->Altri?- esclama Lin Sun? –Di chi stai parlan…-

            Prima che possa finire la frase, tutti loro sono scomparsi di nuovo.

 

            Una fortezza nel cuore del Golfo Persico, in un luogo che al tempo stesso è in questo mondo e non lo è. Un luogo intriso di arcane energie che possono solo essere chiamate magia. Padron Khan sorride soddisfatto. È solo una questione di tempo prima che i suoi nemici siano distrutti e lui abbia la sua vendetta. Non possono fuggire da un mondo che si sono fatti con le loro mani. Presto potrà accantonare la vendetta e pensare solo ai suoi piani di dominio. Un momento? Cos’è stato? Un altro strappo nel delicato equilibrio delle forze magiche, un’interferenza di breve durata, ma… cos’era? Deve saperlo prima che…

            L’arrivo degli intrusi lo coglie del tutto di sorpresa. Appaiono dal nulla nel mezzo del suo salone. Ai figli della Tigre ed ai loro amici si sono aggiunte altre figure.

-Voi… chi siete?-

            Il primo a rispondere è un uomo dell’apparente età di 25/30 anni dai capelli biondi che indossa una tuta rossa con i bordi e la cintura color oro.

-Quanto a me, un tempo mi chiamavano Torcia Umana ed è un nome che va bene quanto un altro. È passato del tempo dalle mie imprese più famose, ma so ancora riconoscere un cattivo quando ne vedo uno. Ora dicci: cosa hai fatto ai nostri amici?-

-Giusto!- interviene un altro uomo che indossa un costume simile a quello della Pantera Nera, fiancheggiato da altri due uomini ed una donna similmente vestiti, -Dillo ora, se non vuoi che i Moschettieri Neri te la facciano pagare cara.-

-Pazzi.- esclama Khan –Non so chi siate, ma se volete condividere il fato dei vostri amici… è proprio quello che accadrà.-

            Khan agita le mani per comporre un incantesimo, ma a quel punto una figura vestita completamente di nero spunta dalle ombre ed afferra le mani del malvagio stregone bloccandolo.

-Chi?-

-Puoi chiamarmi Tigre Nera, stregone.- risponde quello -Sono il campione del Murtakesh ed il mio compito è distruggere il tuo regno di terrore e liberare il mio popolo dal tuo malvagio influsso.-

            Un lampo d’ira passa negli occhi di Khan

-Credi di avere a che fare con un novellino? Io praticavo la magia quando i tuoi miserabili antenati strisciavano nel deserto.-

-Ma questo era allora. Ora tu sei qui e sono le mie mani a stringere le tue ed è scritto che l’ingiusto non potrà mai spezzare la presa del giusto.-

-Lo vedremo, vedremo se sarai così arrogante dopo che sarai stato spazzato via dai Venti di Wataomb.-

            Al suono di queste parole la stanza è spazzata via da un vento furioso che spinge i presenti a cercare riparo ed a tenersi ad ogni appiglio, ma colui che è chiamato la Tigre Nera non si muove, non cede di un millimetro e nemmeno la sua presa sui polsi di Khan si allenta.

            All’improvviso il vento cessa di colpo, com’è iniziato e Khan esclama:

-Tu… chi sei veramente?-

            Al di sotto della maschera due occhi scuri brillano improvvisamente ed una voce cupa ed asessuata risponde semplicemente:

-Il nemico tuo e di quelli come te.-

 

 

14.

 

 

            Il Cavaliere Arabo è perplesso. Ogni colpo che vibra è apparentemente inutile: il Djinn si riforma sempre, più pericoloso che mai. Si direbbe che le sue armi magiche siano inutili contro il demone e non può essere. Deve esserci un altro motivo, ma quale? A meno che…

 

            Anche la Pantera Nera riflette mentre evita un altro colpo del suo redivivo fratellastro. Se una cosa non è non è come dovrebbe essere, allora deve esserci un motivo e forse lui ha capito qual’è. E così cessa di combattere e fissa la cosa che dice di essere quel fratello a cui per lungo tempo, troppo tempo, forse, è rimasto sostanzialmente estraneo.

-Combatti fratello o non ci sarà gusto nell’ucciderti.-

-No!- è la risposta di T’Challa –Io non ti combatterò più, perché ho capito chi, o meglio, cosa sei veramente e questo vuol dire che non  hai alcun potere su di me.

            La figura si ferma interdetta

-Tu sai?-

-Io so… e se mi sbaglio pagherò con la vita.-

 

            Un profondo respiro  ed Iron Fist raccoglie tutte le sue forze e le canalizza nel suo pugno, manifestando il potere del Pugno d’Acciaio. Colpisce la spada del Ninja Nero, che stava calando su di lui e quel che accade dopo è un violento lampo di energia seguito da un’esplosione, o forse un’implosione. Al termine della quale rimangono solo il nulla ed il silenzio.

 

 

15.

 

 

            Il Cavaliere Arabo abbassa la sua scimitarra, chiude gli occhi, stringe il pugno ed attende che il Djinn sferri un colpo…che non arriva.

            Abe Brown e Bob Diamond si battono contro coloro che si fanno chiamare I Silenziosi. Improvvisamente si fermano, come sentendo un lontano richiamo e con loro si fermano i loro avversari.

            Non c’è modo di prevalere contro i Senza Volto Namor lo sa bene, ma che scelta hanno lui e Namorita se non battersi coraggiosamente sino all’inevitabile sconfitta?

Più combattono e più i loro avversari aumentano di numero, come se… come se fosse la loro stessa forza ad alimentarli, allora, forse è questa la risposta, forse devono solo smettere di combattere. Namorita si blocca, cessa di rispondere all’attacco. Suo cugino la guarda incapace di comprendere poi, all'improvviso, anche lui capisce.

Ci dev’essere un modo per uscirne, pensa Rick Mason mente si batte, meglio che può, poi un pensiero lo colpisce: niente di tutto questo è reale non può esserlo è solo un disgraziato e folle…

 

            Khan geme, la sua fronte s’imperla di sudore. La Tigre Nera ha detto il vero: non riesce a liberarsi dalla sua stretta. Per sua fortuna ha altre risorse. Con un messaggio telepatico richiama il suo esercito privato, uomini addestrati ad ubbidire solo a lui.

-Uccideteli tutti!- ordina –Tutti!-  

            Jim Hammond, l’Originale Torcia Umana sogghigna:

-Ma sì, provateci.- replica –Non l’hanno spuntata i nazisti e non credo che voi patetiche copie avrete miglior fortuna.

            Alle sue spalle qualcuno si muove come un lampo, mentre l’eroina nota come Spitfire si getta nella mischia e con lei anche quelli chiamati i Moschettieri Neri, per non parlare di Lin Sun, Lotus e Blackbyrd.

            Jim si concentra ed ecco che nella stanza la temperatura si abbassa di colpo, poi si alza di nuovo nei pressi degli sgherri attorno a lui, diventa troppo calda da sopportare.

-Non siete troppo duri eh?- commenta Jim –Vi sciogliete facilmente.-

            Le armi diventano troppo calde da tenere in mano o si fondono addirittura. Intono a Jim Hammond appare un’aura rossastra che avvolge tutto il suo corpo e la sua voce assume un tono diverso.

-Non dite che non vi avevo avvertito!-

 

Hector Ayala esita. Lui non è più un supereroe da tanto tempo e per tutto questo tempo si è detto che non ne sentiva più né il bisogno, né la nostalgia. Ma anche se non ha più gli amuleti della Tigre, anche se non è più la Tigre Bianca, non per questo non sa cosa deve fare. I movimenti arrivano spontanei, come qualcosa di mai veramente dimenticato. Forse un po’ più lenti, meno aggraziati, ma è pur sempre qualcosa di familiare, come  un vecchio vestito che non si indossa più da anni e si scopre andarci ancora bene. Hector colpisce ed è stranamente a suo agio, quasi felice.

 

 

16

 

 

            Il lampo di luce coglie tutti di sorpresa. Dall’aria stessa si forma un varco e da quel varco eccoti cadere, Iron Fist, lacero e  ferito, ma vivo. Gli astanti lo guardano sorpresi. Padron Khan manda dagli occhi lampi d’odio.

-Tu… sei sopravvissuto.-

-Si.- rispondi semplicemente –Ed anche gli altri. Presto torneranno indietro perché hanno capito che quello in cui li avevi lanciati altro non è altro che il mondo di…

 

INCUBO

 

            Nikki Adams scuote la testa

-Cosa?- esclama –Che stai dicendo, Ross?-

-... che quel bel tomo di Khan ci aveva scagliato nel mondo di Incubo. Si, proprio quello in cui finiamo la notte quando ci addormentiamo dopo aver mangiato pesante. Che tu ci creda o no? Nel reame della magia o quel che cavolo è, Incubo è una figura reale. Purtroppo per lui, il suo potere sulla vittima di turno cessa quando questa riesce a svegliarsi  e, a quanto sembra, tutti noi avevamo avuto contemporaneamente un flash di dove eravamo e come fare ad uscirne.

-Ma come?- chiede Nikki –Come avevate fatto? Chi o cosa vi aveva avvertito?-

-Ci sto arrivando, non vorrai mica che rovini la suspense della narrazione, vero? Fammi continuare. Dunque, dov’ero rimasto? Ah si….-

           

            Non può essere, pensa Padron Khan, lui padroneggia poteri superiori a quelli che qualunque altro uomo può solo sognare, ha vissuto per secoli, non può fallire ancora. non può! Eppure la misteriosa Tigre Nera blocca i suoi polsi in una morsa che lui non è capace di spezzare e coloro che voleva umiliare sono liberi dalla sua morsa.

-Il tuo guaio Khan è che fai sempre il passo più lungo della gamba.- gli dice Luke Cage –Vuoi troppo e finisci per non avere niente.-

-Già.- aggiunge Namor –Questa è sempre stata la causa delle tue sconfitte: sottovaluti sempre i tuoi avversari.-

-Non è possibile!- continua ad esclamare Khan –Avevo pensato a tutto, a tutto, eppure non solo vi siete liberati, ma i vostri alleati sono riusciti a superare le mie mistiche difese ed a penetrare nella mia fortezza. Com’è stato possibile, come?-

            La voce che gli risponde  è fredda e dura adeguata al suo possessore, come l’armatura che lo riveste:

-Perché io ho scelto di aiutarli.-

-Destino!- esclama Khan.

-Dottor Destino per te.- replica Destino –Che tu volessi vendicarti di questi autoproclamati eroi non m’interessava minimamente e nemmeno la sorte di due piccoli insignificanti staterelli, ma tu hai cercato di catturarmi e ci saresti riuscito se difendermi dal tuo incantesimo di cattura non fosse stata per me una  cosa semplicissima. Quando Warlock è venuto a propormi di aiutare i suoi amici a penetrare in questa fortezza magicamente protetta, ho accettato per motivi miei. Sono stato ad indicare loro come giungere in questo luogo ed a suggerire a Dragoluna come raggiungere psichicamente i prigionieri ed instillare in loro la consapevolezza di essere intrappolati nei loro stessi sogni. A quel punto la presa di Incubo su di loro era spezzata.-

            Khan tace. La Tigre Nera allenta la sua stretta e lo stregone cade in ginocchio sul pavimento. Le sue labbra mormorano un incantesimo  e mentre, ancora una volta un varco si apre nell’aria, sorride, ma è un sorriso che dura poco, perché il varco lo attira a se con forza irresistibile.

-No! Cosa…?-

            Un sinistro sogghigno s forma sulle labbra del Dottor Destino.

-Davvero hai dimenticato, Khan, che sebbene io sia noto soprattutto per il mio imbattibile genio scientifico, sono anche versato nel campo delle arti magiche? Formare un controincantesimo è stato un gioco da ragazzi. Buon viaggio Khan.-

-No, io sono Padron Khan, io sono….-

            Il resto della sua frase si perde nel nulla mentre la sua figura scompare ed il varco si richiude.

-Che gli è successo?- chiede El Aquila.

-È semplicemente caduto in un regno di nulla, in un vuoto assoluto in cui non potrà far altro che cadere per l’eternità.- spiega Destino –O finché non troverà un modo per tornare.-

-Se lo farà… lo sconfiggeremo ancora.- commenta Iron Fist.

            È un lampo di divertita ironia quello che passa negli occhi di Destino? Nessuno può dirlo. Il monarca di Latveria rimane silenzioso mentre si avvolge nel suo mantello e semplicemente scompare.

-Bella mossa…- commenta Rick Mason -…ma a noi chi indica la strada di casa?-

 

 

CI SARÀ UN EPILOGO

 

 

            Nikki Adams scuote la testa

-Aspetta un momento, Ross!- esclama –Non dirmi che finisce così?

-Preoccupata per la sorte degli eroi? Non dovresti: quelli come loro trovano sempre un modo di tornare a casa, lo sai e poi, che ci siamo riusciti lo prova il fatto che io sono qui.-

-Già, è proprio questo a preoccuparmi di più. No, quello che volevo dire è: chi era quel tipo, la Tigre Nera. L’ultima volta era quello sceicco del Murtakesh controllato da Khan,[21] ma stavolta era contro di lui. Quella Brillalae aveva trovato, dunque, il campione degno del costume? O forse era lei stessa…-

-Francamente, mia cara, me ne in… Ooops, scusa, riflesso condizionato e mania citazionista insieme. A dir la verità non lo so. Diciamo che è un mistero per un altro giorno. Intanto sarai contenta ci sapere che, privato dell’oscuro potere di Padron Khan il governo del Murtakesh ha perso quasi del tutto ogni velleità di proseguire la guerra con Halwan, specie dopo le batoste inflitte loro dall’esercito di Wakanda. Stavolta i colloqui di pace hanno una grossa chance di finire bene. Ora che ne diresti di dare a noi due una chance di finire la serata in posizione orizzontale?-

-Ross sei sempre il solito irritante bastardo.-

-Devo prenderlo per un no?-

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Se siete riusciti a seguirmi sino alla fine  di questo lungo racconto, vi faccio i miei più sinceri complimenti. __^

Ed ora via con le note:

1)       Padron Khan è un avversario storico di Iron Fist la cui presenza era, per così dire, immanente sin dalla sua prima avventura, quale maestro del temibile Ninja Nero che ha perseguitato Danny Rand sin da Marvel Premiere #19 (In Italia Shang Chi, Maestro del Kung Fu #27).

2)       Halwan e Murtakesh sono due piccoli stati confinanti e rivali situati nel Golfo Persico. Halwan comparve per la prima volta in Marvel Premiere # 25 in cui Iron Fist ne salvava la Principessa da un attentato orchestrato proprio da Khan, che in quell’episodio faceva la sua prima apparizione. In carne ed ossa. Del Murtakesh si parla, invece per la prima volta nel serial dei Figli della Tigre in Deadly Hands of Kung Fu

3)       La misteriosa Tigre Nera. Secondo un’antica tradizione, chi indossa l’antico costume diventa la Tigre Nera, protettore del popolo del Murtakesh. In passato Abe Brown ha ricoperto questo ruolo, ma oggi chi si nasconde sotto il cappuccio nero? La risposta ad un prossimo episodio di The Others che seguirà l’attuale saga con la Guardia d’Inverno.

4)       A proposito di The Others, lo scompenso magico che ha indebolito le barriere di Padron Khan è conseguente ad eventi avvenuti in The Others #17 e 18 l’ultimo dei quali lo leggerete prestissimo, prometto. -_^) grazie al Dottor Strange e Rintrah assieme alla Guardia d’Inverno in un’avventura impedibile (Beh un po’ di pubblicità non guasta mai. -_^)

5)       (Jakarra, figlio secondogenito di T’Chaka è comparso solo una volta nella serie di Pantera Nera scritta e disegnata da Jack Kirby. Il tema del fratello malvagio, a quanto sembra, era un cliché classico a cui il Re non  riusciva a sottrarsi. -_^

6)       Molti personaggi che compaiono in questa storia hanno un ruolo molto limitato, poco più di un cameo. Era quasi inevitabile e mi scuso se non ho potuto dedicare a loro che poche righe.

7)       Qualche nota di continuity, ovvero: che stavano facendo i nostri personaggi prima di questa storia?  Più o meno in ordine di apparizione dopo il prologo abbiamo: 1)  Iron Fist, nei panni del suo alter ego Danny Rand, Misty Knight e Colleen Wing sono tutti comparsi precedentemente in Marvel Knights #37 e dovremmo rivederli in MK #40; 2) Luke Cage compare dopo qui tra Marvel Knights #39 e 40; 3)Il Cavaliere Arabo lo abbiamo visto per l’ultima volta in The Others #5; 4) Robert Diamond, Lin Sun e Lotus Shinkuko si sono visti per l’ultima volta in La Guardia dell’Infinito #19; 5) Abe Brown, invece,  compare qui tra Ragno Nero #11 e 12; 6) La Pantera Nera compare nell’intervallo tra Devil #36 e 40; 7) Rick Mason si è visto per l’ultima volta in MK #28; 7) il Capitano Rafael Scarfe è alla sua prima apparizione Marvelit; 8)  idem per El Aquila (a parte una probabile apparizione dietro le quinte in La Guerra dei Mondi; 8) Namor e Namorita sono comparsi per l’ultima volta in Difensori #43; 9) Everett Kenneth Ross compare poco dopo Vendicatori #60; 10) Sia J. William Mace, che Jim Hammond, la Torcia Umana Originale,  appaiono qui tra Capitan America #29 e 30; 11) Hector Ayala si è visto, invece in Prowler #9; 12) Blackbyrd appare tra Devil #38 e 40; 13) Warlock, Dragoluna e Pip appaiono nell’intervallo tra La Guardia dell’Infinito #19 e 20 (che, prima o poi, uscirà -_^); 14) Un’altra incarnazione della Tigre Nera era comparsa in MK #6 /7; 15) I Moschettieri Neri si sono visti per l’ultima volta in MK #35; 16) il Dottor Destino era apparso per l’ultima volta in Fantastici Quattro #25. Wow, ho finito. -_^ 

Per ora è tutto, gente e non dimenticate che sulla testata regolare continuano le avventure di molti eroi visti in questo racconto.

 

 

Carlo



[1]Un riassunto più sintetico possibile di eventi che furono narrati per la prima volta in Marvel Premiere #15/19 (Shang Chi, Corno, #24/28) ed oltre nei lontano 1974 (Un Carlo storico).

[2] Come si vede negli attuali episodi di Marvel Knights

[3] Giusto per la cronaca, in inglese Cavaliere Arabo si dice: Arabian Knight ed il nome inglese de “Le Mille e una Notte” è “Arabian Nights”  (Notti Arabe), colto il gioco di parole? -_^ -_^

[4] Le coincidenze si sprecano nel mondo dell’avventura. -_^ Comunque, per coloro a cui interessasse: la prima apparizione dei Figli della Tigre è avvenuta sempre nel lontano 1974 in Deadly Hands of Kung Fu #1

[5] Colleen ha avuto una relazione con Tony Stark nei primi 25 numeri dell’Iron Man Marvelit

[6] E non ha bisogno di presentazioni, perché tutti voi sapete chi è, giusto? Rispondete di si. -_^

[7] In Marvel Knights #38

[8] Devo dirvi chi era questo storico attore? Allora non siete dei veri Trekkers -_^

[9] Come si è visto  in Marvel Knights #12/14 o, se preferite, in Marvel Knights Ultimate Edition #3.

[10] Purtroppo per Will Mace, i Vendicatori, o almeno la maggior parte di loro, sono, al momento, impegnati in altri affari che impediranno loro di intervenire. Quanto agli altri gruppi  e supereroi singoli hanno il loro bel daffare, credetemi.

[11] Noi non glielo diremo e nemmeno voi, speriamo, ma voi almeno potreste saperne di più leggendo The Others #18.

[12] In Avengers Vol 1° #210 (Capitan America & I Vendicatori #1). Ve l’eravate dimenticato, forse, ma Will Mace ed i suoi amici hanno un archivio ben nutrito. -_^

[13] In Thunderbolts #24/25 (Capitan America & Thor #74/76)

[14] E poi c’è chi dice che i racconti di supereroi non incoraggiano le citazioni culturali. -_^

[15] Una vendetta che aspetta sin da Marvel Fanfare #23 (Shang Chi Maestro del Kung Fu, Corno, #31) dell’ormai lontano 1975.

[16] Lui probabilmente sì, ma per quelli che se ne sono scordati, meglio ricordare che furono i primi avversari dei Figli della Tigre negli ormai storici Deadly Hands of Kung Fu #1, 3/4, 6/11(Shang Chi Maestro del Kung Fu #3/13).

[17] Come Narrato in Black Panther Vol 1° #8/10 (Fantastici Quattro, Corno #237/241).

[18] È avvenuto, credeteci sulla parola in Tales to Astonish #75 (Devil, Corno, #37) nell’ormai lontano 1966 e temo di ricordarlo solo io, ormai. -_^

[19] Quale assurda storia dei Vendicatori? Scopritelo in Vendicatori #53/60 ragazzi, mica vorrete che vi dica tutto io, no? -_^

[20] Non vi sarete dimenticati del mitico Tenente Kojak, vero? Non ditemi che sono così vecchio. -_^

[21] In Marvel Knights #6 e 7.